In occasione dell'International Beat Plastic Pollution Day che si è tenuto lo scorso 7 giugno, il famoso ambientalista David de Rothschild, uno dei protagonisti della campagna Off the Grid, si è collegato con l'attivista portavoce dei disabili Sinéad Burke in uno speciale episodio di Gucci Podcast, registrato a distanza da due angoli opposti del pianeta e disponibile
qui. Il testo della conversazione è disponibile sotto.
Sinéad Burke:
L'ospite di oggi una volta ha detto: "In tempi di caos, non c'è niente di più basilare che togliersi le scarpe, in modo da poter sentire la terra sotto i piedi". Nel bel mezzo di una pandemia, queste parole diventano un mantra. Che la vostra ricerca di solidità sia un atto fisico o simbolico, trovare la quiete nel caos è uno dei temi della conversazione di oggi. Mi chiamo Sinéad Burke. Sono un'insegnante, una scrittrice e una paladina della disabilità. Mi interessa capire come possiamo riprogettare sistemi e culture per garantire che tutti si sentano inclusi e abbiano voce in capitolo.
Sinéad Burke:
Sono molto onorata di moderare questa conversazione sul podcast di Gucci. Oggi è qui con me lo straordinario David de Rothschild, noto anche con il nome di "The Lost Explorer". David è un ambientalista ed esploratore, alla continua ricerca di come possiamo prenderci cura del mondo che ci circonda. È uno dei protagonisti della campagna Off the Grid di Gucci, una collezione che utilizza materiali riciclati, organici, a base biologica e provenienti da fonti sostenibili. Tra l'altro, ci stiamo avvicinando al 7 giugno, l'International Beat Plastic Pollution day, la giornata internazionale contro l'inquinamento da plastica. David, grazie mille per essere qui con me oggi.
David de Rothschild:
Grazie per avermi invitato. È un grande onore ed è anche una coincidenza fortunata, perché guardando l'orologio, dove mi trovo, vedo che sono le 11:11, un numero di buon auspicio per me. Vuol dire che questo sarà un ottimo incontro. Qualcuno un giorno mi ha detto: ogni volta che vedrai le 11:11, è un segno che c'è qualcosa là fuori che è più grande di noi. In sostanza, la dimensione spirituale. E io ho detto "Davvero?" Da quel momento in poi, continuavo a vedere le 11:11. Quindi, per tutti quelli che ascoltano, spero che ora anche voi vediate le 11:11 e che riflettiate sull'esistenza di questa dimensione spirituale nel nostro universo, qualcosa di inspiegabile, in cui risiede l'infinita possibilità del mistero.
Sinéad Burke:
Davvero un bel modo di iniziare questo podcast. David, ho cercato di presentarti ma forse non sono stata molto brava. Come ti descriveresti personalmente e professionalmente?
David de Rothschild:
È difficile. Sono esperto in tutto e maestro in niente, come mi disse qualcuno una volta, al che risposi: "È una cosa brutta? Sto cercando di capire se mi hai appena insultato". Beh, in realtà è una cosa molto bella. Come è stato detto, sono solo un appassionato curioso. Cerco di trascorrere più tempo possibile nella natura, e le persone tendono a classificare quelli come me in due categorie: avventuriero o esploratore. Ho notato che quando dici di essere un esploratore, la gente fa facce strane e qualcuno ti chiede: "Perché, cosa c'è da esplorare? Non l'abbiamo già fatto? Che cosa esplori?".
David de Rothschild:
E direi che, in realtà sì, c'è una differenza tra esploratori e avventurieri, si può essere esploratori avventurosi ma per me essere un esploratore oggi significa superare i limiti della curiosità umana. E nel mondo in cui viviamo abbiamo strumenti che ci consentono di vedere e comprendere il pianeta come mai prima d'ora, di capire la natura come non abbiamo mai fatto. Questa è probabilmente una delle cose più importanti che possiamo fare oggi, capire come si è evoluto questo sistema in quattro miliardi e mezzo di anni per sostenere la vita su questo pianeta, perché senza queste conoscenze, la nostra capacità di continuare a vivere sulla Terra è limitata. Come esploratori, siamo appassionati e curiosi di scoprire, di disimparare e di imparare di nuovo.
David de Rothschild:
Direi che il mondo degli avventurieri, l'altra categoria in cui spesso mi collocano, non mi appartiene veramente, perché non so fare i piegamenti su un braccio e non sono un grande fan del Gore-Tex. Per me, gli avventurieri spingono il potenziale umano ai limiti. Sono atleti estremi che scalano le montagne, scendono negli abissi, percorrono il pianeta in lungo e in largo alla massima velocità. Io, invece, voglio trascorrere il mio tempo lentamente, passeggiando il più possibile nella natura, immergendomi totalmente in essa per cercare di capirla.
David de Rothschild:
Quindi, dire che sono un esploratore sembra un po' arrogante. In realtà significa solo essere curiosi e questo è stato il mio mantra fin da quando mi dicevano di non toccare e io testardo toccavo, assaggiavo, provavo e cercavo di capire come interagire con le cose.
Sinéad Burke:
Da bambino toccavi le cose che non ti era permesso toccare, oggi sei un esploratore: in che modo nella tua vita hai coltivato e investito nella curiosità come competenza?
David de Rothschild:
È davvero una bella domanda. È proprio come dici tu, la curiosità è una competenza. Ed è un'emozione umana, fondamentale per tutti noi, fondamentale per l'umanità e per come l'umanità si è evoluta. Pensa ai primi cacciatori raccoglitori, che erano curiosi di sapere cosa c'era dall'altra parte dell'orizzonte. Immagino sempre i primissimi Homo erectus che escono dall'Africa orientale, questi primi Neanderthal che raccolgono una bacca da un albero e guardano il compagno o l'amico accanto a loro e dicono: cosa ne pensi? Dovremmo mangiarla? Lo fai tu o lo faccio io?
David de Rothschild:
Immagina la prima persona che ha mangiato un'ostrica. Che cosa straordinaria. Bisogna davvero essere curiosi, no? O la prima persona che ha raccolto un ananas, o assaggiato un uovo, o qualsiasi altra cosa, niente di tutto questo esisterebbe oggi, nessuna di queste strade sarebbe stata percorsa se non fosse stato per la curiosità. Sicuramente lungo la strada abbiamo perso molte persone , "non farlo", "troppo tardi", "l'ha mangiato". Ma penso sia un'abilità che oggi è più difficile preservare, perché abbiamo dispositivi che rispondono a molte domande al posto nostro. Da una parte questo può stimolare molta della curiosità che c'è in ognuno di noi.
David de Rothschild:
E questo è fantastico, ma non ci permette di mantenerla viva. A volte ci limitiamo a toccare un dispositivo e a chiedergli qualcosa, oppure andiamo semplicemente in una direzione e l'accettiamo così com'è. Non mettiamo necessariamente in discussione le cose. È questo il modo giusto di procedere? Per me la curiosità è una metodologia di apprendimento. Lo vedo come un concetto diviso in due parti. La prima è che imparare è importante tanto quanto disimparare. Ci viene sempre insegnato ad imparare. Fin da piccolissimi, quando qualcuno ti dice: ecco una dose di informazioni che ti servirà per il resto della tua vita, ora vai.
David de Rothschild:
E quando diventiamo adulti, tendiamo a non fare più tante domande, forse perché il nostro ego si mette in mezzo e cominciamo a chiederci se sia giusto o no fare quella domanda, per paura di sembrare stupidi o di non sapere, così a volte la interiorizziamo e diciamo, beh, deve essere così. Non voglio chiedere, non voglio farmi notare. Ci imbarazza non sapere. Come adulto devi sapere tutto, il che è completamente folle. Quindi iniziamo a perdere la curiosità. Basta rivolgersi ad un gruppo di bambini e fare una domanda o dire qualcosa, e tutti hanno le mani alzate. Fai lo stesso con un gruppo di studenti dell'università e la maggior parte non alza la mano. Ti rendi conto che la scuola spesso ci insegna a non pensare fuori dagli schemi e omologa il pensiero, purtroppo.
Sinéad Burke:
È un grosso peccato.
David de Rothschild:
Sì-
Sinéad Burke:
Vorrei soffermarmi un attimo su questo punto. Sono una persona disabile. Sono piccola. Sono alta 105,5 cm. E spesso mi dimentico di essere piccola, finché non mi trovo in uno spazio pubblico e qualcuno me lo ricorda. Spesso quella persona è un bambino. La sua naturale curiosità gli permette o lo incoraggia ad indicarmi. E se succede in un negozio o in un supermercato mentre faccio la spesa, un bambino mi indicherà e dirà ad alta voce qualcosa del tipo: "C'è una donna piccola!" e gli adulti che sono con lui reagiranno immediatamente zittendolo, portandolo via, ignorando ciò che ha detto. E lo fanno per paura, imbarazzo o vergogna.
Sinéad Burke:
Non riescono a credere di aver cresciuto un figlio così schietto e diretto, invece di rendersi conto che la curiosità va incoraggiata e nutrita. E pensare che per migliorare la realtà basterebbe dire a quel bambino: "Sì. Quella è una donna piccola, una persona piccola. Perché non le dici ciao?". Ci complichiamo la vita anche quando non siamo direttamente coinvolti, soffochiamo qualsiasi possibilità di imparare o incoraggiare conversazioni difficili con persone diverse da noi, solo perché abbiamo smesso di essere curiosi, o semplicemente perché abbiamo paura.
David de Rothschild:
Non potrei essere più d'accordo. È il classico caso in cui se non si spezza il circolo, il bambino ripeterà la stessa cosa a suo figlio e così via. E creiamo divisione. Il pregiudizio è paura. Vediamo la frammentazione, invece di guardare e capire che la bellezza della natura è proprio nella sua diversità. Facciamo di tutto per omologare la società ad un pensiero unico. E questo non aiuta, perché abbiamo tutti qualcosa da aggiungere, qualcosa da dire. La vera bellezza sta nelle differenze, nella capacità di aiutarsi l'un l'altro grazie a punti di vista diversi, storie diverse, prospettive diverse. Quanto è noioso abituarsi ad una sola lettura e a una sola narrazione, senza quell'arazzo di colori e quella ricchezza che deriva dalla diversità.
David de Rothschild:
Ed è vero. Man mano che invecchiamo ci ritraiamo, prigionieri dei nostri schemi. Sono convinto che sia una sfida e penso che siano tutti abbastanza d'accordo su questo punto. Abbiamo tutti la nostra comoda routine. Viviamo nella nostra zona di comfort. E solo quando usciamo da lì, impariamo davvero qualcosa di diverso, qualcosa di nuovo. E per me uno dei modi più veloci per farlo è sempre stato attraverso i viaggi che ho avuto la fortuna di fare, attraverso i lavori che ho svolto, scoprendo culture diverse, passando del tempo in ambienti diversi, al di fuori dalla mia zona di comfort. È così che mi sono liberato dai pregiudizi e mi sono immerso nella ricchezza di qualcosa di nuovo che mi ha cambiato per sempre.
David de Rothschild:
Penso che il mio più grande maestro sia stato la natura, passare molto tempo immerso nella natura in compagnia di persone estranee alla mia "bolla"; è facile partecipare ad un evento o a una cena o a una conferenza, andare nello stesso posto e raccontare la stessa storia alle stesse persone che magari la pensano come te. Così non impari nulla. È proprio quando ti senti un po' a disagio che diventi un esploratore, quando esci dalla tua zona di comfort per imboccare un nuovo cammino. Stai tracciando un nuovo percorso, un percorso neuro-linguistico.
David de Rothschild:
In questo modo si può interrompere un'abitudine. Per questo invito le persone, me stesso e la mia comunità, a dire: non parliamo sempre delle stesse cose, non diamoci sempre ragione, andiamo a cercare la persona che non è d'accordo con noi e cerchiamo di capire il suo punto di vista, perché se stiamo seduti qui ad approvare meccanicamente tutto quello che facciamo, non impariamo mai veramente, non esploriamo mai veramente un nuovo sentiero. È importante rimanere curiosi. E questo porta a... Scusami, vai, vai pure.
Sinéad Burke:
No, volevo solo dire che allontanarsi dalla propria posizione ti fa sentire vulnerabile e in realtà la vulnerabilità e la curiosità, e forse anche la gentilezza, non sono tratti che storicamente abbiamo valorizzato tanto quanto altre competenze. Mostrarsi vulnerabili e ammettere a se stessi e al mondo che ci sono cose che non si capiscono e che forse non si capiranno mai, richiede un enorme coraggio. Ci vuole una grande sicurezza per mettersi in una posizione in cui si è deliberatamente a disagio.
David de Rothschild:
Esatto. È verissimo. Fuggiamo dalla scomodità e in realtà quello che facciamo è evitare di rompere il guscio. C'è un detto sufi che dice: "Il dolore è la rottura del guscio che racchiude la nostra comprensione". Siamo creature abitudinarie e rimaniamo all'interno di quel guscio. In realtà il luogo più interessante per agire e imparare è fuori dalla propria zona di comfort. Una volta, quando ero più giovane, intorno ai 20 anni, ricordo il mio primo viaggio, la traversata dell'Antartide con un gruppo; mi avevano invitato a partecipare, inizialmente come membro del team di supporto.
David de Rothschild:
Ho mentito per partecipare a questo viaggio, probabilmente non dovrei dirlo, ma mi chiesero: quante montagne hai scalato? E quanti nodi riesci a fare? E quanto sei forte? Mi inventavo le risposte e nel frattempo mi dicevo: "È come camminare con gli sci, non sarà così difficile. Leggerò qualche libro". Avevo così tanta energia in me che alla fine ci sono riuscito. Poi, invecchiando, la paura prende il sopravvento, e penso che se qualcuno venisse da me ora e mi dicesse di fare una cosa che non ho mai fatto prima, probabilmente sarei più cauto e forse perderei un'occasione.
David de Rothschild:
Non voglio dire che invecchiando non ci si metta in gioco, ma è vero che tendiamo a rintanarci nei nostri gusci. Penso sia per questo che è importante guardare ai giovani, parlo come un uomo di mezza età. A quella fonte di energia pulita, tutti ne parlano, beh, l'energia pulita inizia quando quel faccino si illumina e vede la natura per la prima volta o si esprime e mangia il cibo per la prima volta e in quel momento, in quell'energia che ti pervade, come dicevi tu, di quel bambino nel corridoio del supermercato, in quell'imprinting, è lì che tutto inizia.
David de Rothschild:
Ed è qui che possiamo davvero fare qualcosa, è questo lo slancio che ci serve. Un aspetto interessante della nostra società è che prendiamo gli anziani e li chiudiamo nelle residenze, prendiamo i giovani e li ignoriamo e a entrambi diciamo che non valgono niente, perché in Occidente diamo valore solo a quella parte della società che contribuisce al modello economico finanziario. In una qualsiasi cultura indigena i giovani sono venerati per la loro energia, rappresentano la vitalità, la continuazione, e gli anziani sono apprezzati per la loro saggezza, sono il ponte con la storia e le origini.
David de Rothschild:
Se non capisci da dove vieni, non capisci nemmeno dove devi andare. Una delle note più tragiche dell’emergenza sanitaria, anche se qui non voglio parlare del COVID-19, è la saggezza persa, come se intere biblioteche fossero scomparse senza motivo. Dobbiamo cominciare a ripensare la società e il sistema di valori: solo perché non stai contribuendo economicamente, non significa che tu non sia prezioso, la conoscenza è preziosa, è insostituibile.
David de Rothschild:
Abbiamo tutti bisogno di riallacciare il nostro rapporto con chi è più giovane e con chi è più vecchio di noi. Abbiamo bisogno di passare più tempo con gli anziani e la loro saggezza e con l'ingenuità e l'audacia dei più giovani, con la loro capacità di tuffarsi nelle cose, senza procrastinare. Le questioni di cui mi occupo, o di cui si occupano molte persone nel mio settore, non possono essere rimandate. Stiamo correndo contro il tempo per cercare di sensibilizzare chi ha la capacità di prendere decisioni che possono incidere davvero sulla nostra capacità di vivere su questo pianeta.
David de Rothschild:
Anche se siamo stati in isolamento per tre o quattro mesi o meno, a seconda di dove troviamo nel mondo, occorre capire che non ci si può isolare da una natura che sta collassando, non si può restare immobili a guardarla da fuori mentre scompare o ti travolge, non si può mollare tutto e andarsene. Quindi dobbiamo fare delle scelte importanti e dobbiamo farle oggi. Abbiamo bisogno di tutti; o tutti o nessuno, come disse il grande Buckminster Fuller nel 1963 quando coniò la frase "Nave Spaziale Terra".
Sinéad Burke:
È proprio così. La categorizzazione in gruppi diversi di persone (se sei considerato vulnerabile in questo momento ti devi isolare ancora di più) e la definizione di valore e di ciò che una persona è o può fare per essere considerata preziosa, vanno ripensati. Non esiste solo il punto di vista economico: semplicemente esistendo, ognuno di noi ha un impatto, su chi vive con noi, su chi ci ama, sull'ambiente, in positivo o in negativo, e ora più che mai è importante cambiare questo punto di vista, prendersi cura di se stessi, delle nuove generazioni e del pianeta in generale. Ma David, è così affascinante quando parli della natura. Vorrei che mi descrivessi il tuo momento preferito nella natura.
David de Rothschild:
Ho un debole per l'oceano. Penso che sia uno di quei luoghi in cui regna il mistero, un altro mondo. Quando ti tuffi dal retro di una barca e ti ritrovi immerso a faccia in giù come stessi volando nel selvaggio blu, entri in un mondo fatto di creature misteriose, città sottomarine costruite attorno a barriere coralline e tante diverse forme di vita. È qui che è iniziata la vita su questo pianeta. Andare sott'acqua, passarci un po' di tempo, spesso non tanto perché le bombole ti permettono solo di dare una rapida occhiata, ma andarci comunque e ammirare per un attimo quest'altro mondo che abbiamo esplorato molto raramente.
David de Rothschild:
Sappiamo molto poco sull'oceano. Conosciamo poco i suoi abitanti: ci sono innumerevoli biblioteche nel nostro oceano che diamo per scontate. Credo che, questa diversità sia un enorme compendio di soluzioni, miliardi di anni di evoluzione durante i quali questi incredibili ecosistemi hanno potuto sopravvivere, prosperare, si sono evoluti e hanno prodotto l'inimmaginabile. Guardando il nostro pianeta nel vuoto nero dello spazio si pensa al mistero di questo incredibile equilibrio, abbastanza vicini da poterci far scaldare da una stella che brucia a migliaia di migliaia di gradi. Un po' più vicini ed esploderemmo tutti in fiamme; un po' più lontani, e saremmo ricoperti di ghiaccio e tutto sarebbe congelato nell'oblio.
David de Rothschild:
E abbiamo la luna, che si pensa fosse un pianeta delle dimensioni di Marte, che ci ha colpito, ci è piombata addosso, è rimbalzata per poi ancorarsi a noi. Scandisce le nostre giornate e dà stabilità nella nostra rotazione. Ancora una volta, un equilibrio perfetto, una madre che abbraccia i nostri oceani per regalarci le maree, le correnti, che condiziona il clima del pianeta, e tanto altro. Se pensiamo all'interconnessione, alle conoscenze, a questa combinazione di elementi è lecito chiedersi perché non abbiamo per queste biblioteche della natura lo stesso rispetto che abbiamo per le nostre opere, per i grandi della letteratura. Creiamo grandi musei, conserviamo libri, opere d'arte e tutte le nostre conoscenze.
David de Rothschild:
Ma in un certo senso ignoriamo quest'altra biblioteca, questa biblioteca della natura. E così, per me, immergermi nell'oceano e osservare tutte queste diverse interazioni e vedere tutto quello che accade, tutte queste meraviglie. Guardando un polpo, mi rendo conto che sappiamo molto poco sul suo conto; possono cambiare colore per mimetizzarsi con l'ambiente circostante, ma sono daltonici, quindi come fanno? Come fanno a sapere che colore è? Una teoria è che sentano il colore attraverso i tentacoli, attraverso le lunghezze d'onda del colore, ogni colore ne ha una diversa che consente di sentirlo. Ed è così che reagiscono quando sono in pericolo o quando cercano di nascondersi per cacciare.
David de Rothschild:
Si sono evoluti per milioni e milioni di anni per arrivare a questo. Poi arriviamo noi, li prendiamo dall'oceano e li buttiamo in un po' d'olio. Li intingiamo nella salsa piccante, senza renderci conto che hanno un'intelligenza e una coscienza superiore e con milioni di anni di evoluzione alle spalle svolgono un ruolo in questo incredibile sistema. E credo che questa sia la cosa che mi chiedo incessantemente, l'essenza stessa della mia curiosità, capire come fare a reinventarsi all'interno di questa rete vitale, come colmare le lacune di questa narrazione per rendere l’idea che facciamo tutti parte della natura e che la natura siamo noi.
David de Rothschild:
Ci pensavo l'altro giorno, la nostra casa è il pianeta Terra ed è nata in questo vuoto nero. È stato uno scontro tra gravità e massa. E in qualche modo, contro ogni pronostico, siamo sopravvissuti, e il nostro pianeta ha iniziato ad evolversi, eventi miracolosi nel corso di miliardi di anni hanno permesso alla vita di fiorire. Ed è lo stesso in realtà, se lo confronti con un bambino nel grembo materno: in quel vuoto nero, all'improvviso, contro ogni pronostico, si consuma la lotta tra la vita e la morte. La vita inizia dentro il grembo materno e poi si nasce.
Sinéad Burke:
Conferma la tua tesi sul potere della connessione, ma anche l'importanza dell'equilibrio e di come tutto si svolga all'interno di questa economia circolare. Una delle cose che mi incuriosisce di più di te è che molto del tuo interesse iniziale per l'ambiente nasceva dalla tua curiosità e poi hai deciso di trasformare questa curiosità in lavoro e impegno sociale. Mi interessa molto quello che stai facendo con il Plastiki e mi chiedo: qual è stato il punto di svolta per te? Qual è stato il catalizzatore che ti ha spinto non solo ad imparare e ad avere accesso all'enciclopedia del mondo che ti circonda, ma a voler essere un agente del cambiamento, coinvolgendo anche altre persone?
David de Rothschild:
Penso che il Plastiki sia stato uno di questi catalizzatori. È stato un viaggio incredibile, che continua ancora, e di cui quest'anno ricorre il decimo anniversario. A quest'ora dieci anni fa navigavamo nell'oceano: avevamo lasciato Samoa e ci stavamo dirigendo verso la nostra meta, la Nuova Caledonia. Il Plastiki è nato come risposta al periodo che avevo trascorso nell'Artico nel 2006. Era un progetto di 110 giorni nell'oceano Artico con traversata sugli sci dalla Russia al Canada. Un progetto che ben rappresentava la discussione sul cambiamento climatico. L'Artico e l'Antartide sono i canarini della miniera di carbone: dovremmo preoccuparci molto di quello che sta succedendo a causa dello scioglimento dei ghiacci e dell'impatto che potrebbe avere sul meteo globale.
David de Rothschild:
Sono tornato e ho iniziato a parlarne; la reazione era sempre la stessa: Perché? Il nostro clima è sempre cambiato. Se si considera la parola cambiamento climatico come un dibattito, si suscita una certa tensione. È strano ma è così. Se lo chiami inquinamento e dici che abbiamo appena avuto un problema di inquinamento globale, la gente lo accetta, lo capisce. E uno dei problemi di inquinamento che stiamo affrontando e di cui siamo diventati molto più consapevoli, perché ci tocca da vicino, è la nostra dipendenza dalla plastica, che ha creato queste impronte umane in tutto il pianeta. Ho iniziato a leggere qualcosa su questo argomento nel 2006 in un rapporto molto vago dell'ONU che dedicava una riga alla biodiversità dei nostri oceani e menzionava per la prima volta la plastica nell'oceano.
David de Rothschild:
E ho pensato: caspita, ci sono 46.000 pezzi di plastica [inudibile 00:28:11]. Ero convinto si trattasse di un errore, che l'UNEP si fosse sbagliato, doveva trattarsi di 4.000 pezzi, non 46.000. Poi ho iniziato a fare un po' di ricerche e ho scoperto che in realtà era una stima, che non si sapeva davvero quanta plastica si stesse accumulando nel nostro oceano. Erano le prime statistiche, nessuno conosceva veramente la situazione, era un settore ancora embrionale quello della plastica nell'ambiente naturale. Per cui mi sono chiesto, come fare a suscitare interesse? Come si diventa attivisti? Come si convincono le persone a seguirti in un viaggio? Se dicessi: "Ehi, ragazzi, ho un progetto entusiasmante, voglio coinvolgervi. Si chiama riciclaggio.
David de Rothschild:
Probabilmente penserebbero: ok, questo tizio ha bisogno di uscire di più, ha qualche rotella fuori posto. Il riciclaggio non è divertente. Ma se ti dico: costruirò una barca fatta di bottigliette di plastica per attraversare il Pacifico, inizierai subito ad appassionarti all'avventura. E vorrai immediatamente sapere perché diavolo lo fai. E così ho fatto entrare il cavallo di Troia dell'istruzione e dell'informazione. E chi è curioso come me, diventa un attivista, perché la curiosità non si può spegnere e alla fine vuoi capire come è fatta quella barca. Dove andrà. Chi fa parte dell’equipaggio. Cosa mangiano. Come viaggiano. Com'è l'oceano. Cosa c'è nell'oceano. E all'improvviso sei diventato un reporter.
David de Rothschild:
Diventi un polo di interesse e cominci a ricevere un mucchio di domande, a tutti i livelli, che tu sia un marinaio, un biologo, un oceanografo, un poeta, un fotografo, un regista, se studi ingegneria, se conosci la plastica, c'è una storia per te e puoi accumulare tutta una serie di esperienze. All'improvviso cominci a vedere a 360 gradi, a capire come stiamo usando la plastica, come non la smaltiamo correttamente, come contamina il nostro pianeta. E poi, attraverso il design del progetto, abbiamo creato il concetto del "tutto è possibile". E in un certo senso, il Plastiki ne è diventato il mantra. Per me è stata un'idea folle, partita da una semplice domanda: è veramente possibile costruire una barca fatta interamente di bottiglie di plastica per attraversare il Pacifico?
David de Rothschild:
Facendola, mi sono reso conto che non ci sono domande stupide. Tutti potevano entrare e dire: e questo? e quello? C'era una forte curiosità intorno al Plastiki. Qualsiasi quesito, qualsiasi alternativa, tutto si poteva discutere, si potevano percorrere tutte le vie per far funzionare il progetto. Era davvero un bel mix. Ed è per questo che ci sono voluti tre o quattro anni per capire come costruirlo. E poi è iniziata l'avventura. Siamo salpati da San Francisco con vari sistemi installati sulla barca. Eravamo dei "terranauti". Capisci cosa intendo? Navighi sul Pacifico, solcando il 28% della superficie terrestre. Tutti gli oceani ne costituiscono il 72%.
David de Rothschild:
Siamo davvero oceano. Quando siamo partiti ci sentivamo come un astronauta che parte per lo spazio. Le stelle sono così luminose viste dal Pacifico. Ti senti smarrito e non capisci se stai navigando lungo la volta celeste, se sei in mare o in cielo. Sei immerso in questa esperienza cosmica, e noi stavamo letteralmente navigando come il messaggio in una bottiglia. E il messaggio continua a essere lo stesso, tutto è possibile se si sogna in grande. Credo che questo mantra sia importante oggi più che mai. Dieci anni fa non c'era ancora una vero dibattito al riguardo; oggi se ne parla.
David de Rothschild:
Il dibattito si concentra ancora un po' troppo su ciò che non va per i miei gusti. Vediamo sempre queste immagini di tartarughe e balene sulle spiagge tutte ricoperte di plastica, diciamo, guarda un'altra tartaruga è morta o guarda, un'altra balena è morta, o guarda quanta plastica c'è, piuttosto che chiederci come fare a vivere in armonia con questo materiale che se usato correttamente è un materiale molto intelligente, ma che la nostra dipendenza dalla comodità e dall'usa e getta ha reso una risposta tragica al consumismo. È qualcosa con cui dobbiamo fare i conti. Quindi abbiamo deciso che in occasione del decimo anniversario, avremmo riportato in vita il Plastiki, con un tour nel Regno Unito. Saremmo partiti fisicamente all'inizio di giugno per poi lavorare in vista delle conferenze sul clima.
David de Rothschild:
Ma come tutti sanno, l'evento 2020 è stato cancellato e tornerà nel 2021, penso che lo chiameremo semplicemente 2020. Abbiamo deciso di fare tutto in digitale. Abbiamo sviluppato un nuovo sito che sarà lanciato intorno al 1° giugno, in tempo per la Giornata Mondiale dell'Ambiente. E poi il 7 giugno è l'International Beat Plastic Pollution Day, che per me un giorno in cui non ci si deve concentrare solo su ciò che è sbagliato, ma anche su ciò che è giusto, usando il Plastiki come piattaforma, per poi arrivare all'8 giugno con la Giornata Mondiale degli Oceani. Sarà un vero e proprio festival della natura con la Giornata Mondiale dell'Ambiente il 5, l'International Beat Plastic Pollution Day il 7, la Giornata Mondiale degli Oceani l'8. Chiunque avrà l'opportunità di chiedersi: "Ehi, cosa posso fare io?
David de Rothschild:
Come posso partecipare? Come posso iniziare un percorso? Come posso sostenere un progetto?". Direi che alla fine tutto parte dalla curiosità, dal non accettare la mentalità del "si è sempre fatto così". Non deve necessariamente andare così, in fin dei conti ci sono tanti modi diversi per vivere su questo pianeta. Quello che abbiamo scelto è troppo lineare, troppo distruttivo, troppo frammentario, abbiamo la possibilità di lavorare molto meglio, di farlo insieme. O tutti o nessuno. Non è un problema solo mio. È un problema di tutti. Se sto bene io, stai bene anche tu. Se sono interconnesso con te in modo positivo, ci sarà un effetto a catena, un circolo virtuoso. Viceversa, collasseremo.
Sinéad Burke:
Certo. Penso che il decimo anniversario o un qualsiasi anniversario sia un momento davvero importante per riflettere su cosa abbiamo fatto, da dove siamo partiti, sui progressi e su cosa ci aspetta. E penso proprio, come hai detto tu, che dobbiamo rifocalizzare tutto attraverso la lente della positività, ripensare con un approccio intersettoriale. Penso alle tensioni che ci sono state nei dibattiti sulla sostenibilità con la comunità degli attivisti, in particolare in relazione alle persone disabili e all'accessibilità. Come hai detto tu, David, ci sono impieghi importanti per la plastica, una cosa non necessariamente esclude l'altra, dipende da come collettivamente possiamo fare la differenza, occorre rendersi conto che l'ambiente influenza ed è influenzato da persone diverse in modi diversi. L'importante è essere curiosi e aperti a imparare e a disimparare in ciascuna di queste fondamentali aree tematiche.
David de Rothschild:
E riconoscere che la natura è un mago incredibile e chi non ama la magia? Capisci cosa intendo? Incontri un mago e dici è un mago. Ma non è così semplice, i maghi non sono tutti uguali, ce ne sono di bravi e meno bravi, ma una sola cosa vale sempre, tutti amiamo la magia. Sappiamo che è un trucco, ma per un attimo puoi rinunciare a quella coscienza, puoi abbandonarti a quella curiosità infantile che ti fa esclamare, wow, ma come hai fatto? La natura è così, suscita la stessa reazione. Fa le cose più incredibili. L'alba e il tramonto, il sorgere e il calare della luna sono incredibili, e infondono una grande forza.
David de Rothschild:
E penso che dobbiamo riflettere sul messaggio, come dici tu, renderlo molto più accessibile, meno esclusivo, meno frammentato. Non esiste una soluzione unica per tutte le esigenze. Non c'è, e non ci deve essere perché bisogna accogliere la diversità. Occorre adottare metodologie diverse, perché ognuno ha la sua storia, ha il proprio sistema di valori e ha un modus operandi che si adatta a esigenze diverse. Dobbiamo accettare questo aspetto e trarne i giusti insegnamenti, non dobbiamo dire sei diverso da me, perché non è vero, siamo tutti uguali.
David de Rothschild:
E penso a questo fronte unito in ogni questione, che si tratti di ambiente, parità di genere o accessibilità. Le persone dicono: è una persona disabile. E io dico no, possono fare molte altre cose che io non posso fare. Perché è diverso? Dobbiamo concentrarci su un'abilità, non su una disabilità. Sono queste le cose che siamo chiamati a ripensare, occorre fare attenzione alle parole, perché molte di quelle che usiamo oggi ci stanno portando su una strada pericolosa, ma per questo ci vorrebbe un altro podcast.
Sinéad Burke:
Sì, il linguaggio è importante, come qualcuno che si descrive come una persona piccola o una persona affetta da nanismo, la mia scelta di usare la parola disabilità e disabile deriva dal bisogno di riappropriarmi delle parole. Sono cresciuta in un'epoca in cui l'istruzione era ancora separata. Se eri disabile, frequentavi una scuola speciale, non seguivi il percorso tradizionale e in realtà ne provavi un senso di orgoglio. Ma penso che quello che abbiamo imparato da questa conversazione è che dobbiamo dare alle persone la possibilità di decidere, di scegliere come vogliono essere definite, cosa vogliono essere e fare, che si tratti di un esploratore come te o di un'insegnante come me. Creare spazio e opportunità per così tanti è incredibilmente importante.
Sinéad Burke:
David, hai detto qualcosa di veramente interessante prima, su come gran parte del tuo lavoro non si concentri tanto sul formare le persone e incoraggiarle a trovare il loro spazio nel mondo e a farsi sentire, quanto nel creare un cambiamento sistemico sostenibile, che sia duraturo, che sopravviva a me e a te, e che per farlo bisogna parlare con i potenti della Terra, con aziende e organizzazioni e collaborare con loro per fare la differenza.
Sinéad Burke:
E questo creerà da un giorno all'altro un cambiamento che per decenni non è stato possibile realizzare. E so che uno dei modi in cui lo fai e che forse hai già fatto in precedenza è collaborando con diverse organizzazioni. E quando ho saputo che avresti partecipato alla campagna Off the Grid di Gucci, ho pensato che fosse un'iniziativa molto intelligente, sia da parte loro che da parte tua. E mi chiedevo se potessi parlarmene un po', che cos'è e perché hai pensato che fosse importante partecipare.
David de Rothschild:
È un marchio molto interessante se si guarda al suo management, alla traiettoria che sta seguendo, allo slancio che ha, alla sua autorevolezza, alla sua forza evocativa. È come starsene fuori e indicare ciò che non va, oppure guardare l'altro lato della medaglia, cioè a quello che la gente cerca di fare per migliorare le cose. Giusto? Nessuno è perfetto, nemmeno io. Circa un anno fa ho avuto l'opportunità di parlare presso la sede di Gucci . Ero alla fine del discorso, stavo concludendo e sono stato un po' sfacciato. Mi fecero una domanda sull'impatto delle aziende e su come potessero contribuire ad uno stile di vita più sostenibile.
David de Rothschild:
Ho sempre creduto che ci sia un sistema che è stato creato e ora c'è la possibilità di ricrearlo, di disapprendere e riapprendere. I marchi sono comunità, hanno la capacità di guidare e diffondere le narrazioni molto velocemente. Per noi ambientalisti, sono importanti perché hanno una portata ampia, un seguito vasto e appassionato. Penso che stiamo arrivando al punto in cui le persone vogliano indossare, sperimentare o impegnarsi con qualcosa che va oltre la semplice product experience. Non è solo profitto, si tratta del pianeta, delle persone, di qualcosa di sostanziale e profondo. Stavo finendo di parlare e mi trovavo sul palco della sede di Gucci a Milano.
David de Rothschild:
E guardavo questa sala di persone bellissime, tutte vestite Gucci. Quando vedi i marchi che usano immagini o stampe della natura sui loro prodotti e sui loro capi d'abbigliamento, come fa Gucci, ti chiedi se pagano le royalty alla natura. È un'idea a cui penso e di cui parlo da molti anni. Ho visto l'amministratore delegato Marco Bizzarri in prima fila, gliel'ho buttata lì pensando di metterlo in difficoltà. Ho detto: "Marco, perché Gucci non paga le royalty alla natura?" Appena finito il discorso, è salito sul palco e ha detto, beh, in realtà, voglio raccontarvi cosa stiamo facendo, ed è saltato fuori il Lion's Share Fund: una quota degli investimenti pubblicitari, quando compare un animale nella pubblicità, viene destinato all'UNDP.
David de Rothschild:
E poi abbiamo iniziato a scavare a fondo e né Marco né Alessandro sono persone che si tirano indietro di fronte alla sfida. E si comincia a studiare il marchio, a guardare al gruppo Kering, al conto economico ambientale che hanno applicato in tutto il gruppo e all'impegno specifico di Gucci. Si esaminano le scelte di materiali per le scarpe. Si inizia dai materiali e di sicuro la gente dirà: "Beh, è comunque una grande azienda, c'è ancora tanto spreco, la stagionalità, eccetera eccetera". Ma, ancora una volta, guardiamo al negativo. Ci sono un sacco di elementi positivi nelle iniziative che vengono intraprese.
David de Rothschild:
Se si elimina un determinato materiale, l'impatto è enorme. Se si inizia a discuterne, l'impatto è enorme. E così mi sono fatto davvero prendere da questa curiosità di andare a vedere cosa stavano facendo e poi all'improvviso scopro la piattaforma di Equilibrium. Vado avanti e scopro il rimboschimento, la tutela delle antiche foreste pluviali e penso, ok, la butto lì, solo per metterli alla prova e ho sempre avuto una risposta. E la plastica? Hanno iniziato a rimuoverla nella catena di approvvigionamento e in tutto il gruppo e stanno usando materiali riciclati. È diventato un botta e risposta, e sono solo all'inizio di questa conversazione con Gucci. È un'azienda antica che è all'avanguardia nel trasformare le sue infrastrutture con un pensiero 2.0.
David de Rothschild:
Ed è davvero emozionante, poter partecipare, non fermarsi a sottolineare tutte le cose che restano da fare ma esclamare wow, hanno iniziato il dibattito e lo stanno coltivando, trasformandolo in qualcosa di potente. Partecipare alla campagna è ovviamente qualcosa di bello se condividi quello che hanno da dire, ma cosa c'è dietro? La scelta dei materiali, la riciclabilità, l'eco-nylon usato nella produzione di alcune borse e scarpe, tutto questo è strettamente legato al Plastiki e alla nostra idea di riciclabilità e di economia circolare. Ci sono questi punti di contatto davvero belli che cominciano a delinearsi. La guardi nel suo complesso e dici qui c'è un'azienda che è una stella nascente all'interno di un gruppo con molti altri marchi famosi.
David de Rothschild:
E se riescono a farlo bene e a fare da apripista, quell'effetto a catena all'interno del gruppo, quell'effetto a catena sui clienti e sulla filiera avrà un impatto enorme. E credo che negli ultimi due anni, più di qualsiasi altro settore, la moda sia stata in prima linea nel promuovere il cambiamento. Devono cambiare. La gente inizia a farsi delle domande, beh, aspetta un attimo, come mai quel materiale monouso o perché hai scelto quel materiale o quella tintura, e ancora, la manodopera dietro l'etichetta quale impatto ha? E se non inizi a comportarti in modo più sostenibile e a trasformare una conversazione in un'iniziativa nel tuo settore, allora rimarrai indietro.
David de Rothschild:
Viviamo in una società di tendenze e consumi, in cui i marchi devono evolversi, altrimenti il consumatore se ne andrà, troverà un nuovo ambiente. Penso che Gucci stia facendo un lavoro incredibile per catturare questo sentimento, per chiarire cosa vogliono rappresentare. E questo è un ottimo esempio. Sono molto contento di farne parte e sono entusiasta di continuare a spingere, a incoraggiare, di essere quel fastidioso esploratore all'interno della famiglia Gucci, che continua a dire: "Dai, facciamo di più, proviamo questo, spingiamo su quello, tutto è possibile". Sono entusiasta di imparare ed è un onore per me essere al fianco di grandi persone in questa campagna. È davvero emozionante.
Sinéad Burke:
È fantastico, e più di ogni altra cosa come educatrice e come insegnante, una delle cose che mi fa ben sperare di questa campagna è che quando raggiungerà la timeline di un adolescente, forse lo farà riflettere sull'argomento per la prima volta, lo farà pensare alla sostenibilità o all'uso della plastica, forse per la prima volta si chiederà di che cosa sono fatti i suoi vestiti. Gucci ha oltre 40 milioni di follower solo su Instagram. Chissà chi raggiungerà, chi influenzerà, chissà quali conversazioni susciterà intorno a un tavolo da pranzo o in una chat di gruppo di WhatsApp. È questo l'importante: anche se la persona è un cliente potenziale e non indosserà mai questi capi, potrà utilizzare questo strumento come catalizzatore educativo. Credo che questo sia incredibilmente importante.
David de Rothschild:
Non potrei essere più d'accordo. L'altro giorno ho ricevuto un'e-mail via LinkedIn e adesso posso morire felice. Il messaggio diceva: "Ciao, mi chiamo Christian. Sono uno studente universitario di 19 anni, velista e ambientalista marino. Mi emoziona dirlo, ma tu sei il mio idolo da sempre. Sono diventato attivista a nove anni, nel momento in cui ho visto il Plastiki salpare da Sausalito . Poco tempo fa ho avviato una no-profit che si chiama Generation Blue, e ora sto sviluppando un'app di attivisti chiamata, Pick It". Non so se mi spiego. Insomma, questo ragazzo aveva nove anni, ha visto il Plastiki e 10 anni dopo, a 19 anni, si definisce un attivista, un ambientalista marino.
David de Rothschild:
È questo l'effetto a catena che vogliamo. Quando mi hanno detto, ok, hai finito, sei approdato a Sydney, bravo, io pensavo: "Il lavoro è appena cominciato". Non abbiamo idea di cosa ne verrà fuori, di quale sarà l'impatto. E penso che lo stesso valga per Gucci, ha un pubblico che io non potrò mai raggiungere, come dici tu, 40 milioni di persone su una sola piattaforma social che lo seguono. Tutti punti di contatto di questo marchio. E tra questi, c'è un ragazzino da qualche parte che sta guardando qualcuno che ha un paio di scarpe fatte di materiale riciclato e che tra 10 anni potrebbe diventare lo stilista del prossimo marchio cool. Un marchio che utilizza solo materiali riciclati, in modo totalmente sostenibile, ispirato da una conversazione di oggi.
David de Rothschild:
Questo per me è il bello dell'interconnessione. L'altro giorno, quando è arrivata questa e-mail, ero letteralmente elettrizzato: sono passati 10 anni da allora. Ho lanciato il Plastiki nell'oceano, ha creato quell'onda e ora quell'onda sta tornando. Ecco perché faccio quello che faccio, ed è probabilmente il motivo per cui tu fai quello che fai come insegnante, pianti dei semi e poi li vedi crescere e questo ha qualcosa di magico. Il senso della ciclicità della vita, no? Sognare in grande. Piantare semi su come vivere in armonia tra di noi e con la natura. Creare un rapporto simbiotico, dove tutti apprezziamo l'interconnettività, la diversità e comincia a succedere qualcosa di magico. Quando cerchiamo di escludere, dividere, frammentare quando abbiamo paura della curiosità, precipitiamo in una trappola di disperazione e dovremmo evitarlo a tutti i costi.
Sinéad Burke:
David, per chiunque ascolti, che non sia coraggioso e curioso come te, o come me, credo fondamentalmente che le cose che noi riteniamo impossibili, lo siano soltanto, perché l'antitesi non ha avuto il tempo di emergere o non ci abbiamo ancora pensato. Ma per chi sta ascoltando e non ha avuto il privilegio o la fortuna di trovarsi in un ambiente circondato da persone che lo incoraggiano ad essere curioso, che consiglio daresti? Che strumenti consiglieresti per aiutarli a conservare anche un solo granello di curiosità che gli permetta di crescere?
David de Rothschild:
Direi che tutti gli strumenti e tutto il potenziale che abbiamo sono dentro di noi. Penso che dobbiamo lavorare su noi stessi, crederci di più. C'è così tanto rumore, non importa da quale mondo provieni, non importa dove vivi, come vivi, in quale parte della società sei cresciuto, c'è tanto rumore. Dobbiamo ricominciare da questo istinto animale, tornare ad essere le creature intuitive che eravamo, dobbiamo riscoprire dentro di noi quello che serve per liberare il nostro potenziale. La resilienza, la fiducia in se stessi, dire ok, magari non sono sicuro ma continuo a credere in me stesso, avere fiducia nel fatto che ho gli strumenti, fiducia nel fatto che i semi germoglieranno, credere che posso arrivare nel posto in cui vorrei essere.
David de Rothschild:
E proietta questa idea davanti a te, magari fisicamente, magari stampala, scrivila, qualsiasi cosa tu stia cercando di fare, ce l'hai dentro di te. Viviamo in una società in cui ci viene detto che non siamo capaci, che non siamo abbastanza bravi. Sinceramente per me lo stimolo più grande è proprio quando qualcuno mi dice che non si può fare e allora vado e faccio, solo per dimostrare che si sbaglia e per dimostrare a me stesso che ce la posso fare. Ogni volta, sempre la stessa caparbietà. David non lo farà. Non ce la può fare. Ricordo la prima volta che ho parlato del Plastiki, voglio costruire una barca di bottiglie di plastica e tutti dicevano: "Sei un idiota. È la cosa più stupida che abbia mai sentito. Non funzionerà mai". Era quello che mi serviva.
David de Rothschild:
Lavoro a un altro progetto da otto anni. Ogni volta che arrivo a un punto in cui penso di ottenere un risultato, tutto si ferma, si blocca, ma io non mollo. Continuerò comunque ad andare avanti. Penso che se investi ore e ore in te stesso, nella tua visione finisci col non sentire più tutte le chiacchiere, tutto il rumore, tutte le critiche sulla tua capacità di raggiungere l'obiettivo che si basano sulla paura. E se riesci a riconoscere che è la loro paura, non la tua, allora puoi liberarti definitivamente di quelle voci e di quel rumore, puoi cominciare a credere in te stesso e puoi raggiungere qualunque traguardo, perché la condizione umana e il potenziale umano sono infiniti, e solo tu puoi decidere se e quando fermarti.
David de Rothschild:
Siamo limitati solo dalle voci che ci dicono che non possiamo. Dobbiamo sbloccare la nostra immaginazione, eliminare il rumore e se riusciamo a dare voce al bambino che è in noi, a quella voce interiore, allora tutto è possibile.
Sinéad Burke:
David, è stato un vero piacere parlare con te. E da persona che credeva di essere curiosa, posso dire di avere ancora molto da imparare e non potrò mai ringraziarti abbastanza. Grazie.
David de Rothschild:
Grazie mille. È stato un vero onore. E grazie a te per essere una fonte di ispirazione che continua a stimolare la mia curiosità. Spero ci sia presto un'altra occasione per proseguire la conversazione.
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