Nell'ambito di una speciale serie di articoli incentrati sul LACMA Art+Film Gala 2022 presentato da Gucci, la Maison parla con il regista sudcoreano Park Chan-wook di creatività, filosofia e del rapporto tra arte e film. Park, che quest'anno è stato uno degli artisti premiati al Gala, è conosciuto per una serie di film tra cui "Joint Security Area" (2000), "Oldboy" (2003), "Mademoiselle" (2016) e "La donna del mistero" (2022), per il quale ha vinto il premio di miglior regista al Festival di Cannes 2022.
1.
Come definirebbe la "creatività" e come la si può sviluppare?La creatività è un "desiderio irrefrenabile e spontaneo di espressione". L'aspetto importante è la "spontaneità". L'originalità è il presupposto per ogni grande creazione, perché l'originalità deriva dalla spontaneità. Per essere una persona creativa, bisogna innanzitutto abbandonare le proprie idee preconcette e liberarsi dagli stereotipi. In secondo luogo, bisogna sviluppare la capacità di osservazione. Infine, ci si deve sempre allenare a pensare in modo diverso dagli altri.
2. L'ispirazione si manifesta in modo naturale per lei? E quali sono alcuni dei luoghi più particolari in cui l'ha trovata?
L'ispirazione sembra arrivare naturalmente, ma, in effetti, è qualcosa che va perseguita e ricercata intensamente. Spesso ho trovato l'ispirazione decisiva nei sogni, o ai confini dei sogni, sotto forma di risposte a domande che sono sempre state da qualche parte nella mia testa. Bisogna farsi sempre molte domande. Se si esplora la domanda spingendola fino ai suoi limiti da svegli, un giorno il subconscio darà la risposta.
3. Ha studiato filosofia all'università: c'è un parallelismo tra filosofia e cinema? Se è così, come ha instillato la filosofia nei suoi film?
Imparare il pensiero di un determinato filosofo o di una scuola di pensiero è importante, ma ciò che è veramente fondamentale è apprenderlo con l'"atteggiamento" che accomuna tutti i filosofi. Qualunque esso sia, se si analizza un pensiero, bisogna farlo scrupolosamente. Non va considerato superficialmente, bisogna andare a fondo, spingendo la logica ai suoi limiti. E bisogna abbandonare l'idea che l'arte non abbia nulla a che fare con la logica. Non c'è niente di più sciocco dell'idea che la creazione sia un processo che segue un'ispirazione illogica. Che si tratti di moda o cinema, bisogna partire dalla logica. Naturalmente, lo sviluppo logico deve essere originale. Non dobbiamo dimenticare che Dostoevskij è tanto filosofico quanto Nietzsche è artistico.
4. Vari elementi della cultura coreana, dalla musica alla televisione e al cinema, sono diventati molto popolari in tutto il mondo. Cosa contraddistingue, secondo lei, la creatività coreana donandole un fascino globale di tale portata?
I creatori coreani moderni sono nati con geni asiatici e hanno ricevuto un'istruzione occidentale. Sono nato in un paese povero e vivo in un paese ricco. Sono cresciuto con i miei genitori che hanno vissuto in prima persona la guerra civile e le divisioni, la dittatura militare e la lotta per la democrazia. Ecco perché non ci poniamo limiti. Penso che tutto può succedere. Abbiamo una comprensione delle cose. Siamo dotati di un ampio spettro delle emozioni e di una profonda gamma dinamica.
5. Il LACMA Art+Film Gala ha scelto di premiarla quest'anno. Secondo lei, come sono legati l'arte e il cinema? Considera i film una forma d'arte o qualcosa che può solo essere ispirato dall'arte?
In molte opere d'arte troviamo elementi narrativi e una carica drammatica. Quindi penso che sia molto difficile distinguere tra elementi artistici e non artistici nei film, che sono un mezzo artistico narrativo. Quanto è importante la scelta di realizzare un primo piano del volto di un attore che recita le battute fondamentali di una scena, piuttosto che un grandangolo che include l'ambientazione? Questa decisione incide sulle emozioni che scaturiscono nella mente del pubblico e, quando queste emozioni cambiano, cambia anche la carica drammatica. Quindi possiamo forse dire che la differenza tra un volto in primo piano e un corpo distante non rientra nel regno dell'arte? I vestiti indossati, la scelta delle luci, il colore delle pareti della camera da letto... Se un regista tratta questi aspetti artistici semplicemente come elementi decorativi, non potrà controbattere se viene trattato come qualcuno che capisce il mezzo cinematografico soltanto a metà.
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