Tra uno snapchat nel backstage della sfilata Gucci Uomo Autunno Inverno 2016 e la sua comparsa in passerella, l'attrice e modella Hari Nef parla di etichette transgender, dei suoi sogni e del suo abito preferito disegnato da Alessandro Michele.
Come immagini l'atteggiamento dell'opinione pubblica verso gli uomini e le donne ""transgender"" tra 20 anni?
La definizione di “transgender” oggi è utile perchè permette la nascita di comunità organizzate, ma serve soprattutto a rendere la società più consapevole della fluidità di genere. In realtà spero che tra 20 anni nessuno pronunci più questa parola. Mi auguro che il genere a cui le persone sentono di appartenere non debba necessariamente combaciare con il sesso biologico. Si spera che tra 20 anni si possa decidere tra identità di genere e sesso biologico di appartenenza. Credo che il termine "transgender" indichi una transizione, una tappa obbligata fino al raggiungimento di un'identità sessuale fluida per tutti senza alcuna limitazione. Questa è la mia visione utopistica.
Perché il punto di vista di Alessandro Michele è originale quando si parla di genere nella moda?
È originale proprio perché non non ne parla. È lui che crea con la sua originalità, dando libero sfogo ai suoi impulsi, alla sua visione e ai suoi desideri. È un artista e non ha preconcetti sull'abbigliamento maschile e femminile, su cosa debba essere un brand italiano, su cosa debbano essere un uomo o una donna... È lui stesso a creare gli individui che si identificano nel brand. Credo che per lui sia un trampolino per mostrare a tutti cos'è in grado di fare.
Qual è il tuo capo Gucci preferito e in quale occasione lo hai indossato?
All'evento LACMA di Los Angeles con Alessandro e il team Gucci. Avevo un abito con scollatura a V in seta nera con un uccello decorato sul petto, ma in realtà avevo già indossato la versione in lana dello stesso abito per un editoriale in cui ero completamente immersa in una vasca da bagno. Ricordo di aver visto l'abito in passerella e di essermene innamorata, tanto da averlo voluto per lo shooting. È il mio abito preferito.
Cosa vorresti scrivere nel tuo primo libro?
Preferisco non parlarne per il momento, sono ancora in fase creativa. Essendo cresciuta nel settore ho imparato molto da Jill Soloway nella prima esperienza cinematografica con "Transparent" e anche dalla mia cara amica Lena Dunham... Faccio i nomi di donne che mi stanno vicino e che stimo molto: loro scrivono ciò che conoscono. Scrivono della loro vita, dei loro traumi, dei loro desideri e creano una storia che, al di là dell'autobiografia, sia lungimirante e abbia una visione d'insieme. Ecco, questo è il modo in cui voglio scrivere un giorno.
Qual è il ruolo dei tuoi sogni?
Il provino è mercoledì.
In the bathtub: Rollacoaster Magazine October 2015 Issue
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